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IL GIORNO CHE AVREI VOLUTO VIVERE

Ho rubato il prezioso sorriso di Smith

di Fabrizio Galimberti

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Domenica 30 Agosto 2009

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Questo è fra i più preziosi insegnamenti di Smith; ma ancora più preziosa è l'altra intuizione, già adombrata nella Theory of Moral Sentiments: anche nell'agire economico contano "simpatie" e motivazioni, e la società è lo specchio in cui il singolo - anche l'homo oeconomicus - prende coscienza di se stesso. Vi sono qui le radici delle "bolle", dell'istinto del gregge, di una teoria psicologica in cui l'individuo cerca l'approvazione dello "spettatore imparziale" (la mente corre ai giurati del "concorso di bellezza" di Keynes). E già in quel libro del 1759 viene menzionata per la prima volta quella "mano invisibile" che sarà disegnata con più precisione nella Ricchezza delle nazioni.

Strano uomo, Adam. Quel giorno in cui lesse la lettera di Hume i complimenti e i commenti al suo libro erano la trama e l'ordito della sua vita. Era un uomo di scienza, e sui "sentimenti morali" si chinava come un entomologo che studia un formicaio. Non si sposò mai, fu sempre molto vicino alla madre e visse con lei per buona parte della sua vita. Ma secondo Walter Bagehot (in un saggio del 1876 nella Fortnightly Review, «Adam Smith as a Person»), la vita di Adam Smith non fu, «come quella di Macaulay, una vita senza una donna». Vi sono, dice Bagehot, dicerie di un attaccamento giovanile a «una giovane lady di grande bellezza e raffinatezza». Ma non si sa altro, e solo si sa che la cosa non deve aver avuto seguito per quell'uomo schivo e "sposato ai libri". Sembra, comunque, che quella lady «morì nubile, e in quel caso i cinici romanzieri francesi - ironizza Bagehot - direbbero che il gentleman non deve essere stato molto insistente, perché "una lady non può sempre dire no"!».

Del genio, Adam Smith aveva la qualità chiave: la curiosità. Filosofia ed economia non furono le sole selve del sapere che gli piacque disboscare. Scrisse di storia e di giurisprudenza, vergò una History of Astronomy (che fu pubblicata postuma) e intinse la penna nella letteratura. La sua biblioteca annoverava tanti classici italiani, da Dante e Petrarca fino ai giorni suoi. E uno dei suoi scritti più curiosi è Of the Affinity between Certain English and Italian Verses, dove pontifica sul "verso cadente", così come sul "verso sdrucciolo" o "verso tronco"; e cita le famose parole in cui l'Ariosto, nell'Orlando Furioso, esprime qualche dubbio sulla verginità di Angelica: «Forse era ver, ma non però credibile» (utile se pur tardivo monito anche per i compratori di Cdo e subprime cartolarizzati!).

Il "primo economista" ebbe una vita movimentata, e non disdegnò, a 55 anni, di passare dall'accademia a un servizio pubblico: commissario alle dogane, in Scozia. Ma prima non si era occupato solo di insegnamento universitario e ricerca. In quella lettera del 12 aprile 1759 Hume gli dà un'altra notizia che, son sicuro (visto quel che è successo dopo) gli deve aver fatto piacere: Charles Townshend (coetaneo di Smith) era un brillante uomo politico che poi diventerà Cancelliere dello Scacchiere, e di lui Hume dice che passa «per la persona più intelligente dell'Inghilterra, e ha detto che vorrebbe affidare il Duca di Buccleuch alle tue cure e fare in modo che l'accettazione di questo incarico ti sia di vantaggio... Ma non posso sperare che lui ti possa offrire delle condizioni che ti tentino fino a rinunciare alla tua cattedra... Mister Townshend, si dice, è un po' malfermo nelle sue risoluzioni...».

Il Duca di Buccleuch, Henry Scott, era il figliastro di Townshend, e quest'ultimo doveva essere in effetti un po' esitante nelle sue decisioni. Ma nel 1763, quattro anni dopo quella avvisaglia nella lettera di Hume, Townshend fece a Smith una di quelle "offerte che non puoi rifiutare": le 300 sterline all'anno per fare il tutore di Henry Scott erano circa il doppio di quel che guadagnava all'Università di Glasgow; non solo: sarebbero state pagate per la vita! Questo particolare schema previdenziale avrebbe mandato in bancarotta qualunque fondo pensione, ma Townshend se lo poteva permettere.

E così nel 1763 Adam Smith si dimise da professore universitario (dava lezioni tutti i giorni dalle 7,30 alle 8,30 del mattino, e tre volte la settimana dalle 11 a mezzogiorno, per classi fino a 90 alunni - nel pomeriggio si occupava, come preside della facoltà, di affari universitari). Allora i professori venivano pagati dagli studenti che sceglievano di seguire il loro corso (un interessante suggerimento meritocratico per la riforma italiana...) e Smith, che si era dimesso a metà del corso, si offrì di rimborsare gli studenti, i quali però rifiutarono.

Così il nostro partì per un "Grand Tour" in Europa, conobbe a Parigi il caposcuola dei fisiocratici, François Quesnay, e incontrò Voltaire a Ginevra. Nel 1766 il fratello minore di Henry Scott morì a Parigi, e il lavoro di tutore venne a cessare. Smith si ritirò a Kirkcaldy, lungo il Firth of Forth, sulla costa orientale della Scozia, e, grazie ai generosi emolumenti di Townshend (una pensione a vita pari al 100% dell'ultimo stipendio dopo solo tre anni di lavoro!) ebbe agio di dedicarsi al suo capolavoro: la Ricchezza delle Nazioni sarebbe stata pubblicata dieci anni dopo.

  CONTINUA ...»

Domenica 30 Agosto 2009
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